Qualcuno lo ha già ribattezzato come “comfort food” quasi a fare da sponda alla più nota e scientifica comfort zone che ogni psicoterapeuta mette a fuoco con i propri pazienti. Condannate per essere da sempre peccati di gola le voglie di cioccolato finivano sotto la lente d’ingrandimento negli studi dei dietologi di tutto il mondo e di tutta Italia, ovviamente. Intanto il dato lo confermava con estrema precisione: da cinque anni gli acquisti in Italia sono stati in costante flessione. Poi a ma a sorpresa negli ultimi mesi, sarà stato l’effetto dello smart working o, peggio, del mantra, quell’“io resto a casa”, così ripetuto, che il consumo di cioccolato è balzato in alto riprendendo a far crescere un settore che già così vale, in Italia, oltre 2 miliardi di euro.
Il cioccolato ci ha letteralmente conquistati durante il lockdown e promette di farlo anche in questa seconda ondata che viaggia veloce portandoci nel cuore del prossimo Natale. Sarà che vorremmo rendere, probabilmente, la “prigionia” meno pesante e quale miglior cibo più del cioccolato poteva consentirci di farlo. Con le sue proprietà antiossidanti ed anti stress il cioccolato porta allegria già solo al pensiero in ogni convivio. E pensare che l’utilizzo era riservato ai sovrani, ai nobili e a i guerrieri, che si amavano preparare una bevanda utilizzando cacao e acqua calda. Da qui il nome di chacauhaa (haa=acqua, e chacau=caldo). Il sinonimo di chacau era chocol che veniva chiamato anche chocolhaa. Gli spagnoli lo fecero diventare chocolat da cui deriva il nostro “cioccolato”.
Dal 9 al 15 marzo le tavolette di cioccolato che sono “sparite” dagli scaffali e finite nei carrelli della spesa hanno determinato, secondo dati ufficiali Nielsen, un aumento delle vendite a due cifre, quel +18,5% che si guarda ancora con soddisfazione perché fa ben sperare anche ora. E non solo perché il trend d’aumento è stato confermato anche dopo le misure restrittive e cioè tra giugno e luglio dove, anche per la stagione estiva, l’acquisto di cioccolato è sceso ma il consumo ha fatto registrare un +10,7%.
Pur restando in Italia i meno golosi degli altri Paesi in Europa avendo Euromonitor International evidenziato una costante flessione negli ultimi cinque anni, e valori assoluti di consumo di 4,9 kg per nucleo familiare nel 2019 – rispetto a una media europea di 11 kg, il 2020 è da considerarsi come l’anno dell’inversione. Nel formato tavoletta il cioccolato ha fatto registrare la più alta crescita, ben il 4%, così da far superare i 540 milioni di euro sul mercato italiano. Un risultato che possono dividersi diversi prodotti: dagli Ovetti Kinder ai cioccolatini. Gli italiani hanno apprezzato e comprato, secondo l’istituto di ricerca, le qualità premium, biologico e con meno zucchero. Ovviamente a farla da padrone in Italia ci sono aziende top famose nel mondo. Il gruppo Ferrero detiene una quota di mercato del 39,6% (con i brand Kinder, Ferrero Rocher e Pocket Coffee) ma non scherzano nemmeno la Lindt 13,4%, Nestlé 11,4%, Dufour 4,5% e Mars 3,6%.
Dentro l’alveo del consumo casalingo di cioccolato dove la casa poteva diventare una prigione forzata, il cioccolato da sgranocchiare o per fare torte e dessert ha fatto registrare l’inversione che sembra un trend da mantenersi. Da contralto, per la chiusura dei bar, dei ristoranti e delle pasticcerie, la flessione è arrivata in quei luoghi dove il cioccolato è da sempre convivialità tra amici. La seconda ondata arriva poco prima di Natale. Sarà che dopo un altro temporale arriva, più stabile e forte, un nuovo sereno? Sapremo presto, intanto, w sempre il cioccolato che fa bene alla salute e anche all’umore.