Innanzitutto è una questione di lingua, quella napoletana, che chiama cuòppo ciò che in italiano si traduce in cartoccio a forma di imbuto dentro il quale ci metti un fritto di mare o di “pasta cresciuta”. Dunque “cuòppo” è maschile singolare con cui la tradizione napoletana individua un must della vita popolare e del più moderno street food che a Napoli ha sempre avuto radici antiche. Per molti lo street food è nato a Napoli perché costava poco e accontentava tutti. Poi scopri che la stessa lingua dei partenopei traduce “cuòppo”, in senso figurato, anche una “donna mal fatta”. I napoletani la chiamano “cuòppo” per la loro proverbiale fantasia. Quell’ironia pungente che mettono in tutto. Tornando al buon cibo, donne a parte, le varianti del “cuòppo” sono più rare e diventano “cuppetto” o, più famoso, il “cuppetiello” e le sue altre forme figurate di vita popolare.
Con aneddoti di storia popolare a portata di mano, il “mondo piccolo”, cioè i punti vendita dove ci arrivi cercando “supermercati Piccolo”, primo fra tutti quello di Castello di Cisterna (via Luraghi) o viale Impero venendo dal centro di Pomigliano d’Arco, di sera, dalle 18, offre un tuffo tra i sapori di questa tradizione napoletana proprio con il cuòppo fritto di pesce. Alici, calamari e gamberetti. Due minuti appena per poterlo ordinare al banco gastronomia e friggerlo al momento per avere un cuòppo caldo e saporito a soli 5 euro servito in comoda vaschetta da asporto o direttamente nella più tradizionale forma iconica del cuòppo. L’iniziativa ha riscosso, come si poteva prevedere, molti consensi. Il punto vendita, che è aperto fino a mezzanotte, è un percorso tra cibi buonissimi molti dei quali fritti, cucinati o guarniti all’istante davanti ai clienti.
Una scelta gastronomica, quella del fritto, avallata anche dalle ultime ricerche scientifiche, sul tema della buona alimentazione. Ci dicono che gustare un cono di patatine fritte, un cuòppo di mare o di pasta cresciuta, non solo non deve farci sentire in colpa, ma addirittura deve darci la consapevolezza (scientifica) che si tratta, al contrario, di un cibo sano. Uno studio recente dell’Università di Granada, infatti, ci dice che la frittura aumenta le proprietà antiossidanti dei cibi che si cuociono così, contribuendo a prevenire, sul lungo periodo, malattie come il cancro, il diabete e la perdita della vista.
Sara Farnetti, internista esperta di nutrizione funzionale, lo conferma a chiare lettere: «Una frittura ben fatta è la cottura che preserva al meglio le proprietà degli alimenti». Un principio che spazza via, con una frase, tutti i luoghi comuni su questo metodo. E, allora, appuntamento dalle 18 al punto vendita dei supermercati Piccolo di Castello di Cisterna. Avete tempo fino a mezzanotte.