Nessun’altro brand, nel mondo del food, al pari e più della Ferrero può vantare i numeri di quel successo strepitoso tutto made in Italy che in questi decenni si è consolidato esportando nel mondo uno stile. Si tratta della storia di un gruppo, il Gruppo Ferrero, che pur nascendo e ben radicato ad Alba dove la Ferrero ha ancora oggi il suo più grande stabilimento italiano, si sono aggiunti quello di Pozzuolo Martesana in Lombardia e restando all’Italia, ben più distanti da Alba ma uniti da una grande visione, quello di Balvano in Basilicata presso cui i supermercati Piccolo saranno in visita il 15 febbraio, di Sant’Angelo dei Lombardi in Campania e, di recentissima acquisizione nella stessa regione, quello di Caivano località Pascarola. Oggi Alba resta con orgoglio la sede dell’Azienda Italia, dove agiscono la Direzione d’Azienda, la Direzione Commerciale, il Marketing e anche Soremartec Italia, il punto nevralgico dello sviluppo del gruppo nell’ambito della ricerca e dell’innovazione di prodotto. Ma a ripercorrere ciò che spinse Michele Ferrero, dopo il terremoto dell’80, e il figlio Giovanni Ferrero oggi a creare “ponti d’oro” con le terre del sud Italia vien fuori quell’esempio virtuoso che andrebbe emulato da molti altri brand a cui ha arriso lo stesso successo della Ferrero in Italia e nel mondo.
di francesco de rosa
Questa è una di quelle belle storie italiane dove le distanze tra nord e sud si sono azzerate da quando si sono unite. Da quando in un momento di difficoltà e di lutti come lo fu in Irpinia e in Basilicata subito dopo il sisma del 23 novembre 1980 qualcuno volle proporre una via d’uscita, un’occasione di rinascita. Partiamo d’accapo. Anzi. Partiamo da Alba, dalle parole di Giovanni Ferrero, figlio di Michele Ferrero a cui l’azienda deve molto del suo successo attuale. Oggi, trascorsi esattamente otto anni da quel 14 febbraio del 2015 giorno della dipartita di Michele Ferrero, il figlio Giovanni Ferrero nelle cui mani è oggi il Gruppo, non a caso ama dire come “Essere un Gruppo globale non ci impedisce di agire localmente, mantenendo così forte il legame con le Persone e le comunità in cui operiamo“. Così, seguendo esattamente quell’agire locale, ho potuto constatare di persona in quanti e quali modi Alba, la patria della Ferrero, vive in sodalizio operoso con lo stabilimento ed il vanto del brand. Allo stesso modo, Pozzuolo Martesana, 8.558 abitanti della città metropolitana milanese, che ha potuto vantare persino del suo incremento demografico, come Balvano, grazie allo stabilimento Ferrero come a testimoniare che il binomio lavoro e vita funziona sempre.
La storia che sorprende ed insegna anche di più dentro la grande storia della Ferrero inizia subito dopo il sisma dell’80 che colpì la Campania e la Basilicata. 280 000 sfollati, 8 848 feriti e, secondo le stime più attendibili, 2 914 vittime. Balvano e Sant’Angelo dei Lombardi furono tra i paesi più colpiti. “Dopo il terremoto del 1980 se non fosse stato per la Ferrero e per altre grosse aziende che hanno deciso di investire in quest’area adesso non solo Balvano ma anche tanti altri paesi si ritroverebbero quasi senza abitanti. Michele Ferrero scelse Balvano perché colpito dalla tragedia della chiesa dell’Assunta. Egli decise così di investire nel nostro territorio per aiutare la gente a risollevarsi trasformando la disperazione in speranza”. A parlare così oggi, quarantrè anni dopo quel sisma è Ezio Di Carlo che visse in pieno e da sindaco la tragedia e tutte le fasi che seguirono della disperazione e della ricostruzione. Erano gli anni in cui Balvano poteva scomparire, assottigliata dalle partenza di chi decideva di trovare futuro e lavoro altrove. A quasi 40 anni di distanza dal giorno in cui partì la prima linea di produzione che sfornava la merenda più nota della Ferrero di quel tempo (ovviamente dopo la nutella) a Balvano, in provincia di Potenza ci si chiede ancora di più oggi: che mondo, anzi, che paese sarebbe Balvano senza Ferrero?
Nei bar e nei negozi di alimentari del posto, quando partì la nuova produzione, i Nutella Biscuits erano introvabili. “Noi qui – dice una commessa – li produciamo ma non li vendiamo, da quando sono in commercio ci vengono consegnati con il contagocce, ma non fa niente, a noi interessa che ci sia una buona vendita così ci saranno altre assunzioni“. “Mio figlio – spiega la signora Maria – se è rimasto qui è grazie proprio alla Ferrero“.
Così Balvano, con i suoi 1.800 abitanti, da qualche mese è salito agli onori della cronaca nazionale grazie ai biscotti più famosi e più introvabili del momento: i Nutella biscuits. I biscotti di pasta frolla ripieni di Nutella che la Ferrero ha deciso di produrre solo nello stabilimento di Balvano e che hanno indotto l’azienda ad assumere altro personale per far fronte alla domanda di mercato che ha superato ogni più rosea aspettativa. Anche per questo la società ha chiesto alla Regione l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per allargare l’attuale linea e per permettere una poderosa produzione, vista la richiesta, dell’ormai famoso biscotto. Non solo. Balvano alza il tasso di natalità che in controtendenza rispetto ad altre zone della regione, effetto benefico di una comunità che ha lavoro per molti e quindi certezza di futuro nei luoghi dove sono i propri natali.
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Otto anni fa, il giorno dei funerali di Michele Ferrero, lo stesso sindaco di Balvano tuttora in carica, Costantino Di Carlo, che gli aveva conferito il 9 marzo 2014 a nome della comunità la cittadinanza onoraria, partecipando ai funerali ad Alba non volle celare la sua gratitudine. “Il signor Michele Ferrero, unitamente alla famiglia, – disse Costantino Di Carlo – ha costituito un esempio, per la verità sempre più raro, di imprenditore capace di garantire un’alta tenuta dei suoi prodotti sul mercato, elevati standard di produttività e condizioni di lavoro esemplari per i dipendenti, con crescenti misure innovative rivolte all’impiego del tempo libero e all’accesso ai consumi”.
Nato il 26 aprile del 1925, fu, senza dubbio, Michele Ferrero l’artefice dello sviluppo della Ferrero, azienda fondata nel 1946 dal padre, Pietro. La Ferrero oggi è presente in 53 nazioni, con oltre 34 mila collaboratori e ben 20 stabilimenti produttivi, che si aggiungono a 9 aziende agricole. Una storia in continua evoluzione che non esclude né disdegna lo sguardo verso le terre d’Italia che hanno grandi risorse umane e voglia di riscatto. Giovanni Ferrero oggi segue con grandi capacità ed una visione d’impresa di grandi valori esattamente la stessa scia. Ferrero ama dire ciò che in un company profile ai pochi distratti fosse ancora sfuggito. “Fondato nel 1946 ad Alba dal giovane cioccolatiere Pietro Ferrero, padre di Michele, il Gruppo Ferrero è un’impresa a conduzione familiare e una delle più grandi aziende al mondo nel settore del cioccolato e dei prodotti dolciari confezionati. Oggi siamo presenti in 55 Paesi e in cinque continenti, con brand iconici distribuiti in oltre 170 Paesi. Grazie alla sua visione globale, fondata sulla nostra comune tradizione, Giovanni Ferrero continua a gestire il Gruppo con successo. Generazione dopo generazione, il nostro impegno costante verso altissimi standard di qualità è il primo ingrediente per dar vita ai nostri amatissimi prodotti in modo etico e socialmente consapevole”.
Oltre Italia, Ferrero è così una rete che si dirama nel resto del mondo. “La nostra sede centrale è in Lussemburgo e siamo presenti in 55 Paesi: 25 stabilimenti produttivi in 5 continenti, 8 stabilimenti per la lavorazione delle nocciole, 6 aziende agricole e il Progetto Imprenditoriale Michele Ferrero, attivo in Camerun, Sud Africa e India. I nostri prodotti sono venduti in più di 170 Paesi, perciò c’è un’alta probabilità di trovarci dove vuoi tu”. La recentissima acquisizione della Fresystem conferma una direzione. Il Gruppo Ferrero ha comprato la Fresystem, azienda italiana che opera nel settore della pasticceria surgelata della “colazione italiana” con sede a Caivano località Pascarola. Fondata nel 1983 la Fresystem fu acquisita dalla famiglia Simioli nel 1991 e ad oggi rappresenta un punto di riferimento per gli operatori del settore. L’azienda, che ha chiuso il 2021 con un fatturato di 60 milioni di euro, opera in Italia tramite il polo produttivo di Pascarola Caivano ed i motivi dell’acquisizione Ferrero li affida ad una nota ufficiale. “Il punto di forza di Fresystem – spiega l’azienda di Alba – è l’utilizzo di ingredienti pregiati, tra cui il lievito madre fresco, custodito e rigenerato quotidianamente in una zona dedicata dello stabilimento, uniti a processi e tecnologie di produzione innovativi. L’acquisizione – sottolinea – rientra nell’ambito del percorso di crescita strategico di Ferrero nel mercato allargato del fuoripasto dolce e si colloca in un segmento ad alto potenziale. L’operazione consolida la posizione di Ferrero in Italia, che rimane un polo strategico per il Gruppo sia in termini produttivi, sia di mercato. Lo stabilimento di Caivano diventa il secondo polo produttivo di Ferrero in Campania e si affianca allo storico stabilimento di Sant’Angelo dei Lombardi in provincia di Avellino“.
Alba, Pozzuolo Martesana, Balvano, Sant’Angelo dei Lombardi ed oggi anche Caivano. Il filo che unisce zone d’Italia diverse per vocazione, storia e motivazioni porta valori e vantaggi diversi alla stessa storia vincente del Gruppo Ferrero. Ed è grazie a quell’agire localmente, a quel legame con le Persone e le comunità in cui la Ferrero opera che abbiamo voluto raccontarvi qui, a pochi giorni dalla visita che una rappresentanza dei supermercati Piccolo farà, lo stabilimento di Balvano, in Basilicata, presso quell’opificio che fu chiamato Forno. Di quella parte della provincia di Potenza che nel 1987 grazie alla Ferrero vide arrivare quella piccola, grande opportunità di lavoro che Michele Ferraro volle dare. Come nel 1994, quando arrivò la seconda linea produttiva. Ed il Forno continuava a crescere grazie alla cura e alla dedizione delle persone che lì lavorano e che hanno fatto diventare oggi l’unico stabilimento Ferrero nel mondo che produce a ritmo di record l’ormai famoso Nutella Biscuit aumentando l’attuale produzione del doppio.
A commentare l’attualità di Balvano ci ha pensato, nell’ottobre 2020, persino la “Zeitung” testata tedesca di riferimento per i fatti di economia globale. “Quello che è successo a Balvano – si legge nell’articolo dedicato e tradotto – ricorda una fiaba oscura con un finale confortante. C’è un solo impianto in cui Ferrero produce il bestseller. È a Balvano, 1.000 chilometri a sud di Alba, in fondo allo stivale. Il gruppo vi ha investito 120 milioni di euro. La produzione ora viene eseguita sette giorni su sette. Intorno all’orologio. La situazione nel commercio al dettaglio non è migliorata fino all’estate. Ferrero ha annunciato che investirà ulteriori 86 milioni di euro a Balvano per raddoppiare la produzione annua a 33.000 tonnellate da ottobre 2021. Oltre ai 170 posti di lavoro creati finora, ci sono altri 68 posti di lavoro nella remota città di 2000 abitanti. La gente di Balvano ora ha un futuro. Il miracolo del biscotto non solo ha fermato il movimento. “Il nostro tasso di natalità è più che raddoppiato”, dice Costantino Di Carlo. Quando è stato eletto sindaco nel 2006, sono nati sette figli. Più di recente erano 17, 18, 25. Quello che è successo a Balvano ricorda un’oscura fiaba con un finale confortante. Il 23 novembre 1980 un terremoto distrusse il villaggio. 77 persone sono morte sotto le macerie della chiesa di Santa Maria Assunta. 66 di loro erano bambini. Michele Ferrero seduto sul divano con la moglie vedeva in televisione le immagini della tragedia collettiva. Nel 1987 apriva la fabbrica a Balvano per aiutare i sopravvissuti a rimettersi in piedi dopo il colpo del destino. “30 anni dopo, Ferrero ci ha scelto di nuovo”, dice Di Carlo. Quando si cercava il luogo per la produzione di biscotti, la decisione è stata presa a favore dello stabilimento del sud. Dice il sindaco 43enne: “Questa volta Ferrero ha dato una prospettiva alle giovani generazioni”. E al luogo una nuova identità: il “paese terremoto” è diventato il “paese dei biscotti Nutella”.
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