di francesco de rosa |
Si è concluso, a pochi giorni dalla Pasqua, il viaggio per le classi elementari e medie che ho realizzato assieme a Giusy Piccolo. Avevamo una missione che oggi si presta al bilancio di ciò che resta: un’esperienza fantastica che ha messo davanti ai nostri occhi più di tremila alunni suddivisi per i tre Istituti Comprensivi (il D’Assisi/Amore, il Tenente De Rosa e il Leonardo Da Vinci) di Sant’Anastasia, in provincia di Napoli. Alle giovanissime generazioni della città dove i supermercati Piccolo sono nati abbiamo portato “le Fabule del cibo” e raccontato che un giovanotto di 74 anni, che i supermercati Piccolo li fondò, vive e si muove come se ne avesse 20 (di anni) convinto, pur sempre, che il futuro è nelle mani dei più giovani.
Di tutto quanto resteranno gli sguardi che abbiamo incrociato sopra le mascherine nostre e loro. Tutti gli sguardi dei ragazzini che, seduti dietro ai loro banchi, tra la prima elementare e la terza media, ci hanno dato tutto l’ascolto che si doveva, la curiosità, la meraviglia, la bellezza di chi è capace, come i ragazzini, di guardarti per la prima volta e saperti porre già domande opportune e cruciali. Avevamo iniziato quattro settimane fa io e Giusy Piccolo, a cavallo tra marzo ed aprile, con l’entusiasmo di chi nella testa ha avuto ed ha la stessa età dei ragazzini a cui dovevamo parlare. Discorsi a braccio. Senza che nulla avesse qualcosa di prefabbricato. A me toccava introdurre i temi del nostro libro “le Fabule del cibo” che poi lasciavo su ogni banco. A Giusy Piccolo il compito di far capire le ragioni di quel nostro impegno, del libro e della volontà di un certo Michele Piccolo, quel giovanotto di 74 anni, parlando del quale a Giusy Piccolo, come a me brillavano gli occhi. Abbiamo portato ai ragazzini delle elementari e delle medie la nostra visione di mondo. “Dovete sapere – ha ricordato con orgoglio e semplicità Giusy nelle classi – che se qualcuno, su un territorio così difficile, riesce a farcela è come se tutti noi avessimo compiuto la stessa impresa”. Così, se la scuola è il luogo dei sogni e dello studio che occorre per potercela fare, noi raccontavamo la storia di un ragazzino 74enne che aveva potuto frequentare fino alla quinta elementare ma che, come aveva scritto nella sua lettera, avrebbe voluto continuare. E, invece, a lui toccò lavorare e sognare mentre era intento a lavorare. Il mio tema era anche il percorso sensoriale che il libro, scritto assieme a Giusy Piccolo, prevedeva e prevede. E che solo le costrizioni della pandemia ci hanno indotto a procastinare. Dovevano venire i ragazzini delle scuole nella sala formazione per fare un’esperienza sensoriale attorno al cibo come mai prima e come abbiamo nella testa io e Giusy Piccolo. La faranno senza dubbio.
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Nel frattempo siamo andati noi da loro a raccogliere sguardi, sogni, entusiasmi e suggerimenti attorno al mondo del cibo che sa farsi emozione. Così dietro ogni mascherina una storia, una famiglia, una strada della città. Alberto, Antonio, Maria, Aldo, Salvatore, Aurora, Dalila, Francesco, Francesca, Giuseppina, Giuseppe, Mario, Ciro, Raffaella e, persino, i nomi ed i volti del figlio di Giusy e dei miei come di tanti altri figli. Uno ad uno scritti a penna sui loro banchi di scuola quando Giusy Piccolo si chinava davanti a loro per intestare la busta bianca con il logo rosso e dentro due coupon: uno dei punti sulla fidelity e l’altro per il ritiro (graditissimo) nella sede del primo punto vendita di un uovo di Pasqua fatto di cioccolato al latte. Gli altri nomi li abbiamo scritti assieme quando i ragazzini ci chiedevano una dedica sulla copia del loro libro. “Portatelo a casa, leggetelo appena potete perché solo la cultura, il sapere vi proteggerà dalle fandonie, dalle bugie e dalle mostruosità”… mi affrettavo, più volte, a dire io. Portando i dieci racconti del libro spesso a metafora. Il cibo (come le persone e le cose altre) lo si deve conoscere in tanti modi e non solo con gli occhi, quando il cibo ci è davanti. O con la bocca quando iniziamo a mangiarlo. C’è profumo, tatto, olfatto e sapore, ci sono le forme, il gusto e le superfici, il colore, la “signatura rerorum” e la reologia degli alimenti in ogni cibo che portiamo a tavola. Il viaggio fantastico nel mondo del food si può fare ogni giorno se davvero lo vogliamo. Alla fine non c’è stato un solo giorno in cui non abbiamo improntato ogni nostro gesto, parola, interazione con i ragazzini delle scuole elementari e medie della città di Sant’Anastasia al convincimento che i più piccoli ci guardano, ci osservano, ci giudicano. E vanno, per questo, considerati sempre soggetti attivi, portatori degli unici sani entusiasmi di cui possiamo disporre in una società spesso malata, errabonda, corrotta. Così quel libro nato quasi per caso a raccontare le “fabule del cibo” (tutte vere) è già entrato nelle case di moltissimi anastasiani. E se i ragazzini delle elementari e delle medie, come è vero, non sanno fingere, non sono sleali, non conoscono inganno, ci siam portati via da quelle decine di classi che abbiamo visitato tutto l’entusiasmo, le meraviglie, la soddisfazione di sapere che quel loghetto rosso con la scritta “Piccolo” è già nella mente e nel vissuto di tutti i ragazzini che abbiamo incontrato. Appartengono a loro i sogni del futuro ed il grande impegno di tutte le loro maestre, dei maestri, dei docenti e degli insegnanti che li seguono ogni giorno. Come anche, e a iosa, appartiene a loro tutto l’impegno delle tre dirigenti scolastiche Angela De Falco, Adele Passaro e Lina Varchetta che lavorano ogni giorno per i loro alunni con passione e spirito di servizio. Uomini e donne della scuola, di sensibilità e d’impegno che, anche quando sono costretti a digerire le contraddizioni delle comunità in cui operano, sanno guardare, per intero, la bellezza dei loro alunni e il sacro compito che portano avanti assieme al corpo docente senza il quale farebbero ben poco. Di Giusy Piccolo, invece, con cui ho avuto il piacere di fare questo fantastico viaggio nelle scuole di una città (che conosco da sempre sin nelle sue cavità carsiche) ho scoperto, ancora una volta, la sua grande umanità, l’umiltà, la delicatezza del suo tratto, il garbo immenso, l’arguzia, la capacità d’empatia che ha avuto ogni giorno con chiunque incontrava nelle scuole e con i ragazzini delle classi che avevamo davanti. Una persona straordinaria per la quale ben vale il convincimento che “chi riesce a parlare ai più piccoli attinge direttamente alle meraviglie del creato”.
Ora che il viaggio è compiuto e il libro entrerà a far parte persino dei loro vissuti cognitivi, sono arrivate anche le ripartizioni concrete del dono (anch’esso concreto) che Michele Piccolo ha voluto fare a favore delle scuole della sua città come già si è scritto su questo portale. Cinquantamila euro suddivisi per il numero degli alunni, come dai dati avuti, dei tre Istituti Comprensivi di Sant’Anastasia, in provincia di Napoli, lì dove nacque Michele Piccolo e nacquero i supermercati Piccolo. Nei prossimi giorni la proposta di devoluzione trasmessa dall’azienda passerà per i tre Consigli d’Istituto e sarà un atto ufficiale prima della consegna vera e propria dei tre assegni circolari. Al Comprensivo D’Assisi/Amore che ha 1320 alunni andranno 21.689 euro, al Comprensivo Tenente Mario De Rosa che ha 963 alunni andranno, invece, 15.823 euro. Al Comprensivo Leonardo Da Vinci, infine, che ha 760 alunni, andranno 12.488 euro. Ciascun Comprensivo potrà investire quei soldi come meglio possibile tra arredi scolastici, supporti, visite culturali, innovazioni digitali, riqualificazioni interne o esterne ed altro ancora che abbia il fine ultimo di migliorare la bellezza e la vivibilità delle scuole frequentate dai ragazzini di Sant’Anastasia dalla prima elementare alla terza media. Sarà un “piccolo” gesto ma significativo tratto direttamente dalle previsioni degli incassi 2022 dei tre supermercati Piccolo che sono a Sant’Anastasia. Perché ogni entusiasmo possa generare altro entusiasmo ed il futuro avere solide basi da costruire nel presente.
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