Del suo carattere terremo a mente lo squarcio che gli davano i pensieri della vita, il tema del tempo che passa, della sensibilità che si può avere, della superficialità che lui notava del mondo, del suo ottimismo innato, della capacità di entrare in sintonia con gli altri guardandone il lato umano e più profondo. Alfredo Minichini, nato il 14 giugno del 1960, è morto poche ore fa stroncato da un infarto. Era coordinatore di uno dei supermercati Piccolo. Gli era stato affidato, da poche settimane, l’avvio del nuovo punto vendita di Palma Campania. Tutta l’azienda Piccolo si stringe attorno al dolore per la perdita del caro Alfredo di cui resta a mente che…


Alfredo Minichini amava comunicare. Usava i social nel modo più bello scovando di dentro le cose che la vita ci mette davanti. Parlava soddisfatto e fiero dei suoi due splendidi figli, dei nipoti che erano arrivati, della dolcezza lieve che dava l’azzurro negli occhi della sua nipotina. Esattamente identico al suo. Si era reinventato attorno ai 60, dopo un percorso fatto con altre insegne del settore retail arrivato al termine, un nuovo e diverso tratto. Quando arrivò nel “mondo Piccolo”, il 1 gennaio del 2021, non smetteva di elogiarne tutte le minime differenze che aveva notato. Ed altre ne esaltava realizzando lui stesso, per brevi manu, video amatoriali per comunicare al mondo social la bellezza dei supermercati Piccolo e dei prodotti dove lui stava. Capace di entrare in sintonia con tutti i componenti del gruppo di lavoro con cui interagiva, Alfredo cercava un mare di parole affinché fosse sicuro che l’altro/a avesse compreso davvero e condiviso quel suo stesso pensiero. Ogni passo vocato alla vita, alla sua bellezza, alla felicità di ogni incontro, ai nuovi amici ch’erano anche colleghi. Sentiva a pelle come vicino a sé le lama di una spada come fosse di Damocle: era il tempo che passava e passava davvero.

Il 4 febbraio del 2022 Alfredo Minchini scriveva, in uno dei suoi frequenti momenti di condivisione sui temi della vita e dello stare al mondo, parole cruciali. Quel giorno scisse che “Un tempo c’era più tempo. Di questo sono sicuro. C’è stato un tempo in cui il tempo era di più. Per le cose da fare. Per le parole da pensare. Per i sogni da immaginare. Per le mani da stringere. Per le storie da ascoltare. Per le risposte da offrire. Per le scene da contemplare. Per le persone da vivere. Un tempo c’era più tempo. Di questo sono sicuro“. Un anno prima, in quello stesso mese, era l’11 febbraio del ’21, e ancora il tema del tempo lo aveva inseguito: “..Siamo fatti di tempo. Siamo il tempo regalato con il cuore, consumato dentro ai “ne valeva la pena”. Siamo il tempo che è passato, quello che viviamo adesso e quello che verrà.. Dentro il tempo ci siamo noi: i nostri dolori, le nostre gioie e le nostre esperienze, soddisfazioni passate, attuali e future. Quello che conta è spenderlo al meglio con amore passione e professionalità e non essere mai il “tempo perso” di nessuno“.

Sguardo sul mondo, Alfredo Minichini era solerte a cercare soluzioni anche quando il lavoro presentava nuove sfide. Ma il pensiero sulla vita, sulle brutte derive lo aveva presente. Il 9 febbraio del ’21 scrisse che “Il segreto è guardare la vita alla luce del tempo che passa non come qualcosa che sfiorisce, ma come un’amica che, trattata bene, si fa sempre più ricca, saggia, consapevole e preziosa“. Per questo forse tre giorni prima in quel momento di vita fitto d’impegni e d’emozioni, era il 6 febbraio del ’21, scrisse che “la sensibilità è la mia condanna, ma poi diventa improvvisamente la mia forza migliore. E non la cambierei per un pezzo di fredda superficialità sottocosto“. Ora che la sua esperienza di vita è finita prematuramente a 63 anni stroncata da un infarto che non gli ha dato scampo, Alfredo Minichini avrà già saputo, di certo, in quale direzione muove davvero il tempo della vita e, persino, quello della morte. Gli saranno lieti al cuore che non ha retto in vita le immagini che postava dei suoi figli, di sua nipote, della sua famiglia a cui aveva dato da sempre amore e solo amore.

Tutta l’azienda Piccolo nella persona del signor Michele Piccolo, dei figli Raffaele e Giusy, di tutti gli altri coordinatori di punti vendita, nonché di tutto il personale che lo ha conosciuto e, ancora di più, che lavorava con lui si stringe attorno al dolore che ha travolto la famiglia.

Resta lì attaccata ad una cruccia la sua divisa di lavoro e, tanto per restare al suo più amato social, un post che riportiamo volentieri scritto da chi lo ha conosciuto da vicino in queste ultime settimane a Palma Campania: “Direttó dove stai? Perché ci hai lasciato così? Che fortuna averti conosciuto, ma questo non lo dovevi fare..ci hai spezzato il cuore 💔 . Non sarà lo stesso senza di te, senza la tua grinta, il tuo incoraggiamento, ma ti prometto che ce la metteremo tutta proprio come volevi tu! Tu guidaci da lassù!”