C’è di nuovo che certe storie sono bellissime anche senza fermarsi a raccontarle pubblicamente. Se poi ne riannodi il senso perché fa bene farlo allora quella bellezza contagia e, forse, come qualcuno diceva, sarà la bellezza a salvare il mondo. Intanto, la storia di Bruno Craviolatti (44 anni) e di Elisabetta Luciano (42 anni) sposati dal 2007 (in comune) e dal 2009 (in chiesa) è di quelle che a raccontarle fanno solo bene. Laureato in Economia e Commercio, Bruno Craviolatti è “l’anima” digitale dell’Azienda Piccolo. Ci lavora dal 2006 e della sua Laurea in Economia e Commercio non ha “usato” quasi nulla. Valse, allora come ora, per lui come per gli altri fratelli in giro per il mondo, l’esempio e le competenze di un papà programmatore di computer già all’epoca in cui il computer era un oggetto del tutto strano. Così le strade di Bruno e di Elisabetta Luciano, consulente del lavoro presso uno studio a Caserta si incontrarono ben prima del loro matrimonio civile del 2007. Il tempo di un anno “sabbatico” per far fronte ai reciproci impegni professionali e poi l’idea di avere un figlio e di aprire “il cantiere” del futuro per poterlo dare al mondo. Così accadde che quegli anni, anche nel racconto di Bruno Craviolatti, servirono a capire che qualcosa non era andato bene sul percorso che madre natura offre spontaneo. “I medici ci suggerirono anche di fare la procreazione assistita. Facemmo un primo tentativo. Il secondo stava per andare a buon fini ma svanì d’un tratto. Un giorno mia moglie mi disse: ma che dici se iniziamo a pensare all’adozione?”. “In un primo momento non l’ho metabolizzata bene. Così tra il 2017 e il 2018 abbiamo iniziato il lungo percorso per ottenere l’adozione”.
Bruno è un fiume in piena, turbinio d’emozioni e lucciconi che a ripensare racconta i dettagli utili a rendere concreta l’idea e la pratica di un percorso che non è mai stato semplice per le tante coppie che in Italia aspettano di adottare dei figli. La trafila è lunga. La coppia che vuole adottare, come nel caso di Bruno ed Elisabetta, viene passata ai “raggi x”. Carabinieri, assistenti sociali, persino i dettagli dei conti correnti, dei modi con cui quella coppia si sostenta, delle proprietà che possiede, dello stile di vita. Nella domanda fatta per adottare dei figli Bruno Craviolatti ed Elisabetta Luciano avevano aperto il varco ad una serie di possibilità. Nessuna preferenza tra la nazionalità italiana o quella straniera, un arco d’età compreso tra i 3 i sette anni. Persino la possibilità di accettare figli con lievi disabilità tanto era forte il desiderio di avere e dare amore che un genitore rappresentare.
Nel 2019 il sogno di Bruno ed Elisabetta viene coronato. “Mia moglie ci aveva quasi perso le speranze poiché non arrivavano notizie e dovevamo quasi rinnovare la domanda che va rinnovata periodicamente. Quella mattina accade qualcosa di bello e di triste che a ripensarci si rimane meravigliati”. Già. Quella mattina Bruno ed Elisabetta trovarono senza più vita il loro “piccolino”, un cane meticcio che avevano con loro dai primi momenti del matrimonio trovato per strada e portato a casa. Lo avevano chiamato “Piccolino”. La sera prima Piccolino si era messo sul bacone di casa a guardare il cielo. Lo trovarono così che fissava in alto per guardare le stelle. Stava già male a causa di una brutta malattia che, prima o poi, lo avrebbe portato via. Nemmeno il tempo di capire che fosse accaduto proprio quella mattina e arrivò la telefonata che Bruno ed Elisabetta stavano aspettando. Due fratellini di nazionalità italiana di tre anni (la più piccola) e di sette (il più grande) potevano lasciare la casa famiglia che Bruno ed Elisabetta già conoscevano per arrivare, quel giorno stesso, a casa Craviolatti. Da allora ad oggi il resto è quasi la cronaca perfetta di una famiglia cresciuta così e all’improvviso abituandosi, da subito, ai ritmi che cadenzano le famiglie più vivaci. Ogni giorno una bella scoperta se si escludono i primissimi giorni d’adozione quando i fratellini, nuovi arrivati, hanno dovuto ambientarsi ai nuovi spazi assieme a papà e mamma come già li chiamavano quando Bruno ed Elisabetta hanno dovuto fare la trafila nella Casa Famiglia. “Lo ricordo – racconta Bruno – come fosse oggi il tempo che abbiamo trascorso a conoscere le storie della Casa Famiglia dove stavano i nostri figli prima di arrivare a casa. Un bambino che stava lì ci disse “vorrei avere anch’io dei genitori come Bruno ed Elisabetta“. Quel bambino sapeva che sarebbe rimasto ancora lì in attesa d’adozione. Ogni volta che andavamo dovevamo conciliare i nostri impegni di lavoro. Lo abbiamo fatto sempre con grande gioia cercando tra quelle storie la storia che poteva incrociare la nostra. Una corsa continua durata per settimane e servita a farci capire che ci sono dietro quei volti, quelle età, quei nomi ci storia incredibili”.
A gennaio prossimo i figli di Bruno Craviolatti ed Elisabetta Luciano acquisiranno per legge anche il cognome. La più piccola ha il colore degli occhi che ti incanta. Il fratellino più grande, che oggi ha otto anni, aveva spiccato sin dall’inizio il senso di protezione che voleva dare alla sorella più piccola che di un passato non ricorda più nulla. Bruno, intanto, si è concentrato sui nuovi spazi che l’Azienda Piccolo dentro la quale lavora da anni, ha creato dal nulla. Sono nuovi uffici ma anche nuove tecnologie digitali e sistemi avanzati in grado di mettere in connessione posti diversi di un mondo che abita qui ed altrove, una grande comunità inclusiva sul modello identico a cui si è ispirata la famiglia che Bruno ed Elisabetta hanno messo in piedi. Perché l’amore crea sempre quando è davvero tale. E ciò che prima sembrava distante, muto, lontano oggi si è fatto vicino, storie della stessa storia. Un luogo dove l’esempio, privato e pubblico, di Bruno ed Elisabetta ha un valore immenso. Contagia solo di bene e di bellezza.