La notizia era nell’aria, soprattutto dopo lo shok da pandemia nei mesi in cui siamo rimasti tutti chiusi in casa mentre fuori ai supermercati, anche quelli del “mondopiccolo”, si facevano file di clienti in attesa di entrare poco per volta. Il disagio costretto dal lockdown e subito dai clienti non poteva lasciare indifferenti né Michele Piccolo che questa azienda l’ha fatta nascere quando la rete internet diffusa nemmeno esisteva né Raffaele Piccolo che a questa azienda riserva le sue migliori energie e naviga in rete come fosse a casa. Così è partita l’ennesima sfida che un’azienda con più di tre decenni di storia retail, che conta, ad oggi, 14 punti vendita tra la provincia di Napoli soprattutto e quella di Salerno, si potesse dare.

Già oggi è possibile andare sul portale piccolospesaonline.it ed iniziare a fare la spesa da casa in due modalità. La si potrà avere a casa comodamente se, stando entro i 5 chilometri dalla sede dell’impresa che è presso il primo punto vendita di Sant’Anastasia, vorrete, fidelizzandovi con la carta fedeltà che potrete ottenere online, potrete scegliere ciò di cui avete bisogno tra un’ampia gamma di prodotti esattamente come se ci si trovasse in uno dei supermercati Piccolo a cui siete legati di più. Oppure potrete fare la spesa online per ritirarla nel punto vendita di Castello di Cisterna (in viale Impero) o di Sant’Anastasia (quartiere Starza) dove è già pronta al vostro arrivo.

A spiegarci i dettagli, con grande dovizia, c’è Antonio Di Maio che è presso gli uffici dell’Azienda e si sta occupando dell’operazione di lancio della spesa online affinché nulla sia lasciato al caso. Il ligio Antonio si è fatto “aiutare” anche da nonno Pì il personaggio di fantasia presente sul portale dei supermercati Piccolo, sulla pagina facebook e su instagram, che si diverte ad indicare in quale modo si potrà fare la spesa online ai supermercati Piccolo. C’è da scommettere, per come stanno andando i primi acquisti online, che l’iniziativa faccia registrare numeri consistenti già nelle prossime settimane.

Non a caso parlavano di numeri, già quattro anni, a Cesena i vertici di Orogel e di Italia del Gusto, il consorzio che, oltre al gruppo cesenate, comprende le più importanti aziende del settore alimentare, tra cui Barilla, Rana, Lavazza e San Benedetto, per un volume d’affari che vale oltre 20 miliardi di euro, e che intraprende attività di promozione e comunicazione nei mercati internazionali. L’incontro si tenne in occasione dell’Italia del Gusto Day – appuntamento annuale che vedeva riuniti i membri del consorzio per fare il punto sullo stato dell’arte del comparto. C’era Bruno Piraccini, AD del gruppo Orogel e il Presidente del Consorzio, Giovanni Rana. C’erano i massimi esponenti dell’e-commerce legati a Google ad Amazon, ad Alibaba a Wechat fino a Eataly, Dhl, Barilla, Esselunga.

E già quattro anni fa il dato era chiaro. “Nel mondo, – disse Gianpaolo Fascina, senior partner di Gea – l’e-commerce food&grocery vale 3 miliardi di euro, equivalente al 5% di tutto il mercato online. Percentuale che in Italia scende circa al 2%. Ma se da un lato permane la diffidenza dei consumatori nell’acquistare prodotti freschi online, dall’altro è vero che altri settori, da quello del vino ai surgelati, sono tra i più cercati. È evidente, del resto, come l’e-commerce, inteso nella pienezza del suo significato, ossia come canale in cui alla vendita diretta si affianca quella indiretta, rappresenti un’opportunità per le aziende del settore. Alcune statistiche indicano come la vendita offline (cioè diretta, ndr) stimolata dall’online rappresenti il 48% del totale del mercato del settore food&grocery”.

Da allora molte cose sono cambiate in molte parti d’Italia. Poi ad accellerare sul tema e su tutti è arrivata la pandemia. Si calcola che solo nella prima settimana di emergenza da pandemia di Covid 19 che abbiamo vissuto a marzo, l’e-commerce di prodotti di largo consumo (a ruba soprattutto acqua, banane, uova, Coca Cola, patate, arance) è aumentato in volume di oltre l’80%. Una impennata che ha fatto andare e sistemi in tilt e e causato lunghi tempi d’attesa per la consegna della spesa, anche fino a 10 giorni. Un problema che non ha risparmiato neppure i grandi colossi dell’e-commerce, come Amazon, costretto a segnalare difficoltà di gestione del servizio Prime Now per Milano, Torino e Roma, limitato a causa “dell’elevata richiesta”.

Non è stata solo una necessità che ha mandato in tilt le grande imprese addestrate da anni a vendere online. A Parabiago, alle porte di Milano, si racconta, per esempio, che le botteghe si siano “consorziate” per assicurare la consegna di frutta, verdura, pane, salumi e formaggi. L’idea partì da Matteo Cunsolo, panificatore di Parabiago e Presidente dell’Associazione Panificatori Confcommercio di Milano e Province, prontamente caldeggiato da altri colleghi che commerciano prodotti freschi e garantiranno la consegna fino al termine dell’emergenza in città e nei paesi limitrofi: “Ogni giorno – spiegò Cunsolo – entro le 9.30 di mattina raccogliavamo gli ordini e, a turno, ci recavamo a casa di chi ne aveva fatto richiesta per le consegne. Indossavamo guanti e mascherina, rispettando le norme di sicurezza e di distanza”.

Dalla Lombardia alla Toscana il passo era simile. Anche a Peretola, periferia di Firenze, ci si attrezzò per far fronte all’emergenza. Nella borgata fiorentina, i piccoli negozi si sono riuniti nel centro commerciale naturale Le Botteghe del Borgo per fornire servizio di consegna a domicilio gratuita ai clienti della zona. Nove le attività coinvolte: la macelleria, il forno-alimentari, l’enoteca, un bar, l’ortolano, ma anche l’erboristeria, negozi di ottica, abbigliamento e biancheria per la casa. Chiamando il numero diretto delle attività fu possibile espletare, in quei giorni, l’ordine e accordarsi per la consegna a domicilio. E l’idea, sostenuta dal Comune, si è pensato di estenderla agli altri quaranta centri commerciali naturali presenti nel territorio di Firenze.

Il gran fermento per non farsi mai più trovare impreparati ad eventi traumatici come quello legato alla pandemia è andato oltre. In azienda Piccolo era mancata quella necessità di accelerare sul tema della “spesa online”. Gran parte impedito dalla proverbiale e nota diffidenza degli italiani ad acquistare online che era reale e diffusa in tutti i settori. Una spesa, soprattutto quella di cibo, è pur sempre un’esperienza fatta di olfatto, di odori e visioni, di catena. Della possibilità di vivere l’esperienza cliente da vicino ed in prima fila all’interno di uno dei bei supermercati di cui l’insegna Piccolo è fatta. Oggi però. dopo le immagini dei clienti rimasti fuori in fila ad aspettare il turno per fare la spesa, all’unisono Michele Piccolo e Raffaele hanno voluto dare priorità alla realizzazione di un canale d’acquisto che, pur non potendo mai sostituire l’esperienza diretta, si può rivelare prezioso in tante occasioni ordinarie e straordinarie. Con l’augurio, comunque, che sia, pur sempre, una buona spesa per tutti.