Le prime “private label” nel mondo “piccolo”, a pensarci bene, le aveva prodotte in casa proprio chi diede vita ad un’impresa del food che oggi conta 16 punti vendita, indotti, piattaforme ed altri snodi di uno stesso sistema che ha più di settecento addetti. Michele Piccolo volle fare dei suoi laboratori di produzione propria i primi fornitori di prodotti a marchio che, pur non vestendosi di etichette e grafiche, portavano già un nome in giro per le case. Gli anni novanta erano appena iniziati.
Più di un decennio dopo, correva l’anno 2008, le “private label” che l’italiano traduce in “marche private” erano già il tema ed il campo dei discount d’oltralpe. L’Italia, in quei mesi, era ancora in ritardo se messa a confronto con ciò che la “marca privata” faceva registrare nel resto d’Europa. Regno Unito e Portogallo erano davanti a tutti. Ma tanto bastò, da quell’anno in poi, a mettere in moto, anche in Italia, un settore che sarebbe diventato cardine della grande distribuzione. Così Conad, Esselunga e tanti altri misero la propria insegna sui pacchi di biscotti, sulle merendine, i legumi, i pomodori e su tanto altro.
A partire dal 2005 il settore vide crescere mediamente la quota della marca privata di un punto percentuale all’anno. Nei primi sei mesi del 2008, la quota delle private label in Italia era del 14,6%. Poi è stato un crescendo.
“La storia della “private label” – ha osservato Alessandro Santambrogio – è antica: inizia negli anni Venti, probabilmente in Tesco, il primo gruppo di distribuzione inglese. Ma è negli anni ‘80 che iniziano a diffondersi, sull’onda della crisi economica che attanaglia la Gran Bretagna all’inizio di quel decennio e che culminerà negli scioperi dei minatori. In quel periodo le marche private iniziano a diventare sostitutive dei brand storici, soprattutto per motivi economici”. Alessandro Santambrogio era stato invitato ad un corso organizzato sul tema della private label per tenere un intervento sull’evoluzione della comunicazione di questa particolare categoria merceologica.
“Da Brutto Anatroccolo ad Aquila”, fu il titolo dell’intervento e mirava a sintetizzare la grande evoluzione nella comunicazione delle marche private in Italia e, soprattutto, all’estero e il grande potenziale di sviluppo che possedeva e ancora possiede questo segmento.
Oggi il tema delle private label diventa centrale anche nel mondo piccolo grazie ad un’iniziativa che esalta, presso i sedici supermercati Piccolo, la convenienza, la quantità e la qualità dei prodotti a marchio.
“30 per te” è lo slogan con cui è partita una iniziativa post covid studiata in “famiglia” Piccolo per andare incontro ai bisogni più immediati dei tanti clienti colpiti nel profondo dalla peggiore crisi economica degli ultimi decenni che la pandemia ha generato. Dal paniere dei prodotti a marchio Piccolo che aumentano sempre di più ne sono stati scelti trenta a cui è stato applicato uno sconto del 10% sui prezzi già di per sé molto convenienti che essi hanno solitamente nonostante l’attenzione alla qualità e alla cura che si è messa per quei prodotti.
Raffaele Piccolo, che sul tema si è speso non poco in questi ultimi anni, per continuare assieme a suo padre Michele, fondatore di una realtà che continua a fare sviluppo, è andato di persona in audit, assieme a suo padre, a visitare quei produttori che avrebbero potuto garantire la qualità e ogni garanzia. Un paniere che si allarga sempre di più. Ci trovi dentro oggi la farina, l’olio, le confetture, il vino, i fagioli, il riso, i funghi, le olive, i cornetti ed il latte, la pasta ed i pomodori, le lenticchie e i grissini, le patatine e tanto altro ancora. Tutti con lo stesso marchio: quel brand in basso a sinistra che noi raccontiamo qui da più angolazioni.
“30 per te” ha il merito di essere anche una vera iniziativa sociale che porta, con lo sconto del 10%, tutta la qualità dei prodotti a marchio Piccolo sulle tavole dei tanti clienti che scelgono uno dei sedici supermercati Piccolo per fare la loro spesa. “Abbiamo voluto rendere questa iniziativa estremamente fruibile – commenta a caldo il direttore commerciale dei supermercati Piccolo Claudio Palumbo – anche per rendere concreta l’idea d’impresa che è in proprietà di Michele e Raffaele Piccolo. Senza nessun vincolo per i nostri clienti. Essi potranno scegliere uno, più o tutti i trenta prodotti e ottenere sempre, per ciascuno di essi, lo stesso sconto del 10%. Nessun obbligo di spesa se non la certezza di trovare la grande qualità con cui sono stati scelti i produttori e seguita tutta la fase che li ha portati sui nostri scaffali”.
C’è da scommettere, a leggere i dati di un mercato ancora sotto l’effetto del post pandemia, che “30 per te” sarà, senza dubbio, assai gradita dai tanti che sono chiamati, proprio in questi giorni, ad affrontare le difficoltà sociali che sono davanti a noi e non vogliono rinunciare alla qualità del cibo che portano a tavola.